Come bloccare lo strapotere delle AI e la sfacciataggine di Schifani?Per questo post, sempre l'Intelligenza Artificiale di Mark-faccia-di-palta protagonista, ma poi c'è un risvolto clamoroso che riguarda il governatore della Sicilia...
Iniziamo:
Le domande intime degli altri fatte a Meta AI si possono leggere onlineSe siete fra gli utenti delle app di Meta, come Facebook, Instagram o WhatsApp, fate attenzione alle domande che rivolgete a Meta AI, l’assistente basato sull’intelligenza artificiale integrato da qualche tempo in queste app e simboleggiato dall’onnipresente cerchietto blu. Moltissimi utenti, infatti, non si rendono conto che le richieste fatte a Meta AI non sempre sono private. Anzi, può capitare che vengano addirittura pubblicate online e rese leggibili a chiunque.Fin qui la notizia di Paolo Attivissimo pubblicata il 17/06/2025.
Ma poi, manco il tempo di pubblicarlo, ecco che poche ore dopo il Corriere della Sera ci svela:
Schifani e la gaffe con ChatGpt: «Mi crei un post contro l'emergenza idrica in Sicilia?». Ma finisce tutto su FacebookCara ChatGpt, potresti «suggerirmi un post su Facebook in prima persona e con enfasi, adatto a un tono istituzionale ma coinvolgente per raccontare l'inaugurazione di alcune opere contro l'emergenza idrica in Sicilia?». La richiesta è stata avanzata all'Intelligenza Artificiale dai curatori social del governatore Renato Schifani. E ChatGpt ha prontamente elaborato una proposta per raccontare l'inaugurazione di tre dissalatori. Soltanto che i comunicatori dell'ex presidente del Senato hanno pubblicato tutto il testo - fedelmente, sulla pagina Facebook - inclusa la richiesta all'AI.
Una gaffe che è subito rimbalzata sui social, mentre dalla Regione hanno subito provveduto a rimuovere il post, che nella versione fallata era rimasto pubblicato solo pochi minuti, sufficienti però a fare uno screenshot poi rimbalzato anche su X e Instagram. A questo punto, condividiamo le considerazioni di Punto Informatico, apparse in un articolo il 18/06/2025.
L'Italia che l'AI non può migliorare è tutta nel post di SchifaniLa gaffe di Renato Schifani su Facebook è soltanto la foglia di fico, il vero peccato originale è altrove e nessuno vuole guardarlo.Ci sono storie alle quali si fatica a credere. Scrivendole vien da domandarsi se non si tratti di una
fake news ben congegnata, se il rito sacro della verifica delle fonti sia stato sufficiente a evitare uno scivolone. Leggendole, invece, una parte del pensiero corre al calendario, per assicurarsi inconsciamente che non sia il primo aprile. E quando ci si rende conto che è tutto vero, è anche peggio. La vicenda che ha riportato in auge
Renato Schifani, sottotraccia dai tempi dei
berluscones e oggi presidente della Sicilia, racconta di un Paese che, se non ci fosse, andrebbe inventato. O generato, considerando il tema.
La politica sui social ai tempi dell’AIIl territorio italiano è alle prese con una crisi idrica. Un’emergenza che è tale solo per la memoria corta tipicamente italiana, che si ripete periodicamente quasi fosse il mantra recitato dallo spirito di un’area tanto virtuosa quanto bistrattata. Urgono contromisure, urgenti. Si pensa ai dissalatori, pronti e consegnati in tempi record. Quasi un’anomalia, ma in positivo.
È qui che la politica inciampa, nell’elogio di se stessa. Schifani, dall’alto del suo scranno istituzionale, si rivolge agli isolani per celebrare il successo. Come e dove? Ovviamente via social. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio sfuggito all’unica persona che avrebbe dovuto notarlo.

Ecco una proposta per il post su Facebook, in prima persona e con enfasi, adatta a un tono istituzionale ma coinvolgente.
L’immagine qui sopra è tratta da Corriere.it. La condivisione su Facebook si apre con una frase, riportata nella citazione ed evidenziata di giallo nell'immagine, palesemente restituita da un chatbot (forse ChatGPT, ma non abbiamo le prove) che fornisce dettagli anche sulla natura della richiesta sottoposta all’AI.
Il prompt possiamo immaginarlo così:
"Scrivi un post per Facebook, in prima persona e con enfasi, per festeggiare un successo nella lotta alla crisi idrica in Sicilia, usa un tono istituzionale e coinvolgente". Pochi secondi e il risultato è pronto per un copia-incolla selvaggio.
I vizi di un Paese raccontati in un postTutto potrebbe concludersi qui, con la gaffe destinata a essere dimenticata in fretta (il post è stato eliminato) e una tirata d’orecchi al social media manager poco scrupoloso. A meno che non sia direttamente Schifani a gestire la presenza sulle piattaforme. E invece no,
c’è un peccato ancor più grave, su cui nessuno sembra voler porre la lente d’ingrandimento, che a modo suo racconta i vizi e le approssimazioni di un Paese. O quantomeno di una buona parte dei suoi rappresentanti.Il post su Facebook del presidente di regione è stato ripubblicato poco dopo, identico, eccezion fatta per quella introduzione che tradiva la sua natura artificiale. C’è anche l’emoji della gocciolina d’acqua, così da catturare l’attenzione dei follower meno attenti durante lo scrolling compulsivo.
Ciò che stupisce, o dovrebbe stupire, non è tanto
la pigrizia che spinge a non scrivere un messaggio di proprio pugno, ma
la sfacciataggine nel riproporre lo stesso testo. Come se
l’errore da correggere non fosse stato l’aver rinunciato a comunicare con i cittadini, ma l’essersi fatti scoprire nell’utilizzo di una scorciatoia.
Opportunità, rischi e una questione di rispettoPoco più di due anni fa, Marco Lombardo portava ChatGPT in Parlamento, facendo
generare all’AI il testo del proprio intervento e rendendolo noto solo al termine della lettura. Era l’invito a una riflessione su opportunità e rischi che l’avvento di una tecnologia così dirompente avrebbe inevitabilmente portato con sé.
Delegare ad altri la gestione social, per un politico, non è certo una novità. Dopotutto, c’è chi alimentato dalla Bestia ha costruito una carriera fino ai vertici dell’esecutivo. Potrebbe essere anche ritenuto accettabile che incaricarne l’intelligenza artificiale stia diventando il nuovo trend.
Del caso Schifani stupisce però la
sfrontatezza con cui si considerano gli interlocutori, cittadini nonché elettori, al pari di un blob indistinto su cui riversare contenuti preconfezionati, con l’aggravante della mistificazione (
"in prima persona / tono istituzionale"), non meritevole di un
mea culpa per l’errore commesso (intanto lo dimenticherà presto) e
nemmeno del tempo necessario per riscrivere il post personalmente.
Una questione di rispetto.Inoltre,
Meta vuole accedere alle foto private sul vostro smartphone(foto private del rullino per "elaborazione cloud"), analizzando volti e contenuti tramite AI con termini che permettono uso futuro dei dati.