Quanti tipi di moto esistono?

Sezione dedicata ai possessori di motocicli non fabbricati da Peugeot.
Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Pit bike - pag. 5

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:14

Pit bike
Le pit bike sono delle piccole moto da competizione in fuoristrada (molto simili alle motard), originariamente utilizzate per la guida nei box o nella zona di sosta ("paddock") di una gara di motocross. Fin dagli inizi degli anni 2000, le gare di pit bike, uno sport quindi simile al motocross, sono diventatae popolari negli Stati Uniti d'America, specialmente nella California meridionale.
Il termine pit bike può essere applicato anche all'uso di minimoto o motocicli utilizzati in qualsiasi tipo di area di sosta degli eventi.

Immagine

Maggiori informazioni sulle pitbike in questa pagina.

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Replica

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:14

Replica
Le moto "replica" sono dei modelli che ripropongono la livrea e alcune soluzioni tecniche di determinate moto da corsa (corse in pista e su strada battuta) che hanno avuto un determinato successo con uno specifico pilota.
Non c'è quindi (ancora una volta) un obbligo ben preciso per fregiarsi di un titolo quale "Replica", se non quello di un modello che è stato vincente con il suo pilota nelle competizioni.

Una delle più famose vittorie del campione Mike Hailwood è quella del 1978, quando ricevette la proposta di partecipare - dopo anni che era stato fermo - al Tourist Trophy con una Ducati 900 SS.
Un pilota di quasi quarant’anni, menomato da un incidente in auto (precisamente in Formula 1) che aveva limitato la funzionalità di una gamba, decise di rientrare nella sua riserva di caccia naturale, con l'evento motociclistico più antico, prestigioso e pericoloso.

Immagine
Ducati 900 SS Mike Hailwood TT 1978: l'immagine della moto da corsa originale da scaricare e godersi pieno schermo

E non si trattava di un centauro qualsiasi, ma di quello che veniva unanimemente considerato allora, con Giacomo Agostini, il più grande nella storia delle due ruote.
E quindi nella gara più blasonata tra tutte le corse dell’Isola di Man, il mondiale TT in prova unica sul tracciato stradale di circa 60 chilometri, Mike decise di sfidare la Honda di Phil Read, campione in carica, in sella a una Ducati, che non era solo il primo amore della sua gioventù agonistica ma era anche una casa motociclistica che stava attraversando, a fine anni '70 del 1900, una fase economica molto delicata.
E sarà proprio da tutto quello che accadrà in quei quindici giorni di prove e gara che i destini di tutte le parti in causa cambieranno per sempre, scrivendo una pagina indelebile e leggendaria di sport e vita (così come la vittoria a Daytona nel 1974 di Giacomo Agostini).
Durante le prove Hailwood fu il più veloce, e si confermò in gara, dove trionfò su Phil Read e la sua Honda passando tra due ali di folla in visibilio. Con questo trionfale ritorno, Mike divennte il mitico "Mike the Bike" e la Ducati ebbe un'incredibile pubblicità in tutto il mondo.
Da quella mitica moto tricolore (ma non erano i colori dell'Italia: erano i colori dello sponsor Castrol, cosa che molti non sanno!) nacque la celebre Mike Hailwood Replica, proposta in diverse cilindrate anche negli anni a seguire (nonché in una versione scrambler...).

Immagine
Ducati 900 Mike Hailwood Replica 1979: la prima serie. La MHR 900 viene presentata al salone di Londra 1979 insieme alla Pantah 500 SL; in pratica un vero passaggio di consegne tra l’ultimo motore a coppie coniche ed il nuovo con comando della distribuzione a cinghia dentata. La moto derivava strettamente dalla 900 SS (864 cm³) del 1977 vestita però con una estetica molto simile alla moto con cui Hailwood partecipò al TT nel 1979. Nel 1980 viene costruito un primo lotto di 300 esemplari destinati al solo mercato inglese; le moto sono caratterizzate dalla carena in un sol pezzo, sella monoposto (biposto optional), guscio del serbatoio in vetroresina. Rispondendo alle richieste del mercato, dopo questa pre-serie viene costruito un secondo lotto nel quale viene adottato un serbatoio in metallo, senza guscio, che riproduce quello della NCR di cui era dotata la F1 da corsa.

Immagine
Ducati 900 Mike Hailwood Replica 1981. Nel 1981 esce la seconda serie con motore aggiornato (riconoscibile per l’oblò sul carter per il controllo del livello olio), una carena in due pezzi e fianchetti laterali.

Immagine
Ducati 900 Mike Hailwood Replica 1983. Nel 1983 arriva la terza serie che riceve molte modifiche tecniche: telaio della S2 (e non più della SS), pinze freno sul retro dei foderi forcella (non nella foto), avviamento elettrico, frizione a secco con comando idraulico.

Immagine
Ducati 1000 Mike Hailwood Replica 1984. Infine nel 1984 l’ultima della serie con la fine del motore a coppie coniche; nasce la MHR 1000 (973 cm³) caratterizzata esteticamente dalle frecce non più inglobate nella carena.
Di questa moto, nelle sue varie versioni, saranno prodotti circa 7.000 esemplari.


Immagine
Ducati MH 900e 2001. Questa (orribile) moto-puzzle venne presentata prima come esercizio stilistico al salone di Monaco del 1998, poi dopo i crucchi fu sbolognata agli italioti visto che apparve come prototipo al Motor Show di Bologna del 1999. Infine nel 2000 venne (ahinoi!) messa in produzione: inizialmente fu previsto un massimo di 500 esemplari ma poi - al peggio non c'è mai fine - si arriverà a consegnarne 2.000. Le prime consegne avverranno nei primi mesi del 2001.
Derivata dalla 900 SS di quegli anni e disegnata da un Pierre Terblanche (Ducati prime Multistrada, SS e 999) in una giornata di particolare disgrazia, la moto è caratterizzata esteticamente dal serbatoio che riprende le forme - ma non la capienza di appena 8,5 litri! Non ci correte neppure un decimo del TT! altro che "Replica" - della povera moto di Mike Hailwood al TT del 1978 e dalla carenatura della coppa dell’olio che riprende anch’essa le forme di quelle del 1978. Tecnicamente la distingue il forcellone monobraccio.
Sarà la prima motocicletta a essere venduta esclusivamente su Internet (infatti se fossimo noi i concessionari ci saremmo vergognati di esporla in vetrina!). A poche settimane dall’alba del nuovo millennio, 2.000 appassionati (dagli evidenti macabri gusti) avrebbero poi già prenotato la nuova replica della Replica, di cui il pianeta Terra ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Molto più bella (non ci voleva poi molto...) sarà invece una moto presentata dalla NCR (Reparto Corse indipendente) nel novembre 2008 all’EICMA di Milano: la NCR Mike Hailwood TT era costruita applicando la più avanzata tecnologia racing di NCR, rappresentata principalmente dal telaio in titanio dal peso di 5 Kg, dal nuovo motore NCR 1.120 cm³ da 130 CV, dalle nuove forcelle Ohlins FGR 900 e dalla carrozzeria realizzata in carbonio. La moto pesava complessivamente appena 136 Kg (erano in titanio lo scarico completo, così come erano in titanio le bielle, le valvole, ogni vite e bullone, cerchi in carbonio).


In seguito ci saranno altre moto che si fregeranno del nome "Replica", come varie Aprilia (con le "Replica Reggiani" e "Replica Biaggi") e varie Honda. Ma nessuna avrà il fascino della Mike Hailwood Replica!

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Re: Quanti tipi di moto esistono?

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:15

Roadster
Il nome di questa categoria è presente anche nel settore automobilistico, dove indica una vettura leggera sportiva, a due posti, scoperta, dotata di tetto pieghevole a cui però mancano sia i montanti per i due finestrini laterali che gli stessi finestrini laterali.

Tra le moto classiche da strada, i modelli "roadster" altro non sono che un altro nome di chiamare le moto "nude" o "neo sports café" nel caso di Honda...), però si distinguono perché hanno un orientamento più spiccatamente stradale: non troppo sportive o pistaiole, non rétro nella linea, manubrio verticale e dritto, peso contenuto (non più di 200 kg), faro tondo, sospensioni posteriori presenti e parabrezza contenuto. Ogni costruttore, però, ha una sua idea di roadster e le specifiche di prima non sempre vengono applicate alla lettera.

Immagine Immagine
BMW G 310 R e R 1300 R: BMW nomina espressamente la tipologia roadster per una sua gamma che va dai 310 ai 1300 cm³.

Immagine Immagine
Triumph Speed 400 e Trident 660: anche Triumph nomina espressamente la tipologia roadster per una sua gamma che va dai 400 (la Speed, moto davvero classica nelle linee che rappresenta benissimo la categoria roadster) ai 1200 cm³ (la Speed Triple in varie versioni).

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Regolarità

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:15

Regolarità
La "Regolarità", così denominata fino alla fine degli anni '70 del 1900, per poi essere sostituita dalla denominazione "Enduro", è una competizione del motociclismo che si concretizza in gare di regolarità su percorsi prevalentemente sterrati, con medie velocistiche e tempi d'impiego prefissati, nel rispetto del codice della strada vigente.

Le moto da regolarità nascono proprio per permettere a chi le guida di affrontare i percorsi anche molto difficili, per cui hanno come caratteristica progettuale quello di essere estremamente snelle, perché devono passare eventualmente anche in sentieri molto stretti, ed estremamente leggere. Alcune di esse pesano anche 110-120 kg.

Immagine

Il mondo della regolarità moderna integra in questa terminologia anche moto un po' più pesanti che si avvicinano ai 150 kg di peso totale e hanno anteriormente la ruota da 21 pollici con una tassellatura molto più aggressiva.

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Re: Quanti tipi di moto esistono?

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:15

.

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Re: Quanti tipi di moto esistono?

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:15

.

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Scrambler / Trail

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:15

Scrambler / Trail
Con le moto "scrambler" ci avviciniamo a quello che dovrebbe essere il primo passo di una moto da strada votata per il fuoristrada leggero.
Insomma, moto non da fuoristrada duro come le enduro ex regolarità , in misura maggiore, le dual sport/rally, ma che comunque se la cavano bene su strade bianche (quindi le scrambler sono quella via di mezzo che permette sì l’efficacia e la leggerezza di una moto naked, ma comunque permette anche di percorrere degli itinerari in un fuoristrada leggero. ).

Il nome scrambler deriva dal verbo inglese "to scramb" che significa "mischiare" perché derivavano, a tutti gli effetti, da moto stradali negli USA alle quali venivano applicati manubri, pneumatici e rapporti da fuoristrada, al fine di agevolmente percorrere le lunghe strade sterrate che collegavano i "ranch" alle vie di comunicazione pubbliche.

Arrivato in Europa, il termine fu utilizzato soprattutto dalle case italiane e inglesi che, a partire dagli anni '60 del 1900, sfornarono un cospicuo numero di modelli scrambler (o "trail" che dir si voglia), appositamente concepiti per cercare uno sbocco commerciale sul mercato americano ma che ebbero grande successo su quello nazionale.

Immagine Immagine
Ducati Scrambler 450 1969: una delle più famose scrambler del suo periodo, che ha in sé una storia molto particolare.
Questa scrambler di successo fa una sua celebre apparizione tra le moto dei cattivi del mitico film "Altrimenti ci arrabbiamo".



Immagine Immagine
La Yamaha XT 500 del 1975: nell'anno in cui Ducati toglie dal mercato la sua Scrambler, la Yamaha invece lancia questo modello (notare la scritta "Enduro" sulla tabella portanumero laterale). Balza subito all'occhio lo scarico più alto, in stile "Regolarità". La XT 500 compare nel film "007 - For Your Eyes Only" del 1981, guidata dai cattivi che cercano di uccidere Roger Moore sugli sci durante un inseguimento.

Immagine
Ducati Scrambler Icon 2025: il revival della nostalgia colpisce con una moto "vintage" che la Ducati riesuma con successo: la Scrambler 400 del 2016. Quella di qui sopra è invece un moderno modello del 2025 che si ispira alla mitica Scrambler degli anni '60. Notare però come si sono stupidamente ridotte le dimensioni dei parafanghi.

Immagine
Fantic Caballer 500 Scrambler 2025: la nuova Fantic Motor, risorta dopo il fallimento, propone un nome iconico (Caballero, che apparteneva ad una serie di moto da regolarità), per la sua scrambler. Il parafango anteriore ha una dimensione ridicola, da moto bobber. Notare gli pneumatici tassellati.

Immagine
Honda CL 500 Scrambler 2025: anche questa versione della Honda si ispira alla mitica Ducati Scrambler degli anni '60. Però almeno ha parafanghi decenti per la guida in fuoristrada o sotto le intemperie.

Immagine
Triumph Scrambler 1200 2025: la Triumph esagera con la cilindrata e propone addirittura una 1.200 cm³.

Immagine Immagine
Benelli 50 Cross e Gilera 50 Trail: questi due ciclomotori degli anni '70 del 1900 rendono bene l'idea di quanto erano (ma lo sono tutt'oggi...) confuse le varie tipologie di scrambler. Pur essendo molto simili, la Benelli chiama "Cross" il suo cinquantino ma non è da competizione, non ha neppure le tabelle portanumero o gli pneumatici tassellati che compariranno nelle serie successive, mentre la Gilera chiama "Trail" il suo ciclomotore ma avrebbe potuto chiamarsi benissimo "Scrambler". La confusione regnava (e regna tutt'oggi) sovrana...

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Speedway / Dirt Track / Fiat Track / Short Track / Half Mile / Mile / Long Track

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:16

Speedway / Dirt Track / Fiat Track / Short Track / Half Mile / Mile / Long Track
Lo speedway è una competizione che si corre su piste ovali in terra della lunghezza minima di 340 metri e massima di 420 metri (misurate a 1 metro dalla corda). Il fondo può essere di diversa natura: o solo terra oppure sassi, granito, ghiaccio (e in questo caso si parla di "Ice speedway") o ghiaia. Su tutte queste superfici i piloti devono far ricorso a tutta la loro abilità per controllare le sbandate e le derapate della moto in curva.

Immagine

Le moto usate per lo speedway hanno caratteristiche peculiari:
- motore di 500 cm³ a 4 tempi superquadro ad aste e bilancieri con lubrificazione a perdita d'olio;
- il combustibile è l'alcol metilico;
- assenza di cambio e di ammortizzatori posteriori;
- assenza di freni, che sarebbero pericolosamente inutili in quanto tutta la tecnica di guida si basa sulla derapata che il pilota effettua affrontando le curve della pista;
- peso minimo 77 kg.

Immagine
Jawa Speedway 500: se lo speedway è nato in Cecoslovacchia (come questa moto) e lo speedway su ghiaccio in Russia (ovviamente...), il dirt track non poteva che nascere negli U.S.A., con protagoniste le Harley Davidson, presenti in quasi tutte le varie competizioni

Dirt Track
Il "Dirt Track", che molti credono erroneamente essere un sinonimo dello speedway, è una competizione spettacolare di origine americana dove la moto è costantemente di traverso (un tempo le piste venivano cosparse di carbone, utilizzato come legante, da qui lo sporco, "dirt").
Il Dirt Track si distingue in altre discipline:
- "Fiat Track": si corre su circuiti ovali (circuito "piatto", senza particolari dislivelli, quindi "flat") da percorrere in senso anti-orario con lunghezza variabile da 400 metri ("Short Track"), a 800 metri ("Half Mile") a 1.600 metri ("Long Track" o "Mile"[/i, appunto[i] "miglio") di perimetro. Le moto in pista non hanno il freno anteriore;
- "TT" (da non confondersi col celeberrimo "Tourist Trophy" dell'Isola di Man): si corre in circuiti misti con curve verso destra/sinistra e con possibilità di salti di facile entità. Il Ranch di Valentino Rossi è un esempio di circuito TT. L'uso del freno anteriore in questo caso è consentito.
Il Dirt track si sta diffondendo anche in Italia (negli USA è famoso da tempo) perché, oltre a essere divertente, allena la sensibilità del pilota. Inoltre è una disciplina accessibile anche agli amatori, dal momento che non è troppo pericolosa, considerate le velocità raggiunte, solitamente non superiori ai 100 km/h.

Immagine
Fantic Caballero 125 Flat Track: omologata sulla strada, pronta per correre in pista.

Le moto da "dirt track" odierne sono meno estreme di quelle da speedway e riprendono quelle usate su strada, possedendo una serie di elementi differenzianti:
- manubri larghi (maggiore controllo in derapata);
- seduta ribassata e concepita per favorire il controllo del posteriore;
- ruota da 19 pollici montata sia sull'anteriore che sul posteriore (per garantire maggiore stabilità e controllo nella guida in controsterzo);
- cilindrata generalmente di 450 cm³ a uno o due cilindri (a seconda dei circuiti);
- pneumatici con tasselli di 6 mm di profondità massima;
- telaio ultra flessibile;
- assetto ribassato sia nell’avantreno sia nel retrotreno;
- piastre sterzo, piedini forcella e leveraggi specifici;
- sospensioni con tarature e personalizzazioni dedicate;
- assenza di freno anteriore.

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Sport tourer

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:16

Sport tourer
Le "sport tourer" sono una categoria intermedia tra le turistiche e le sportive da strada.

Negli anni '80 e '90 del 1900, quando le supersportive tiravano davvero il mercato e se ne vedevano tantissime in giro, chiunque volesse una moto per andare su strada pensava subito ad una moto carenata. La scelta era ampissima e si spaziava dalle più scomode e vicine alle moto da corsa (Ducati prima tra tutte) a quelle un po' più comode come le Yamaha FZR e YZF e le Honda CBR ma erano accettabili anche le Suzuki GSX-R che avevano ancora un po' di pietà per il passeggero con dei codoni enormi, delle selle larghe e delle pedane a distanze umane.
Con il tempo, purtroppo il design e il marketing sempre più estremi hanno proposto codini rastremati e alti, complicando l’esistenza del passeggero, trasformando il posto dietro in un strapuntino di fortuna, buono solo per trasportare - a mo' di miserabili accattoni - i bisognosi occasionali in cerca di un passaggio a tutti i costi.

In seguito, ecco invece nascere le sport tourer o o "sport touring" (che poi, se vogliamo, altro non sono che delle sportive come c'erano una volta, rispettose del passeggero e della possibilità di trasportare dei bagagli).
Derivate dalle sportive, ma con un'ottica più votata al turismo, le sport tourer hanno una posizione di guida abbastanza sportiva, ma offrono la possibilità di montare delle ampie valige laterali e soprattutto un posto comodo anche per il passeggero. Hanno sempre i semimanubri, ma questa volta non sono montati sotto la piastra di sterzo, bensì sopra, il che rende la moto sicuramente più guidabile e molto più comoda. Le carenature sono un po' più ingombranti, il passo è leggermente più allungato proprio per dare maggiore stabilità e maggior comfort alla guida. E sono caratterizzate sempre dall'avere una ruota anteriore e posteriore da 17 pollici.
Sono moto appunto votate al turismo, ma di tipo sportivo. L'alternativa giusta per chi magari scende da una sportiva, ma non vuole rinunciare né alla posizione da sportiva né alla protezione dall'aria per fare turismo.

Una sport tourer dell’epoca, quella che maggiormente ha rappresentato quel settore nel migliore dei modi (ne hanno vendute a palate) è stata la Honda VFR 750 F, nata nel 1986, che di fatto ha inaugurato il settore delle sportive comode.

Immagine
Sopra: la Honda VFR 750 F, splendida sportiva, moto molto versatile.
Sotto: è la stessa moto, ma ben equipaggiata in versione turistica.

Immagine

Va detto che queste sport tourer all'epoca venivano considerate sportive pure, le ipersportive erano un po' più in là dal nascere.
Le strade erano piene di Honda CBR 600 F, Suzuki GSX 600 F, Kawasaki ZZR 600, Yamaha FZR 600 (sì, le sport tourer venivano considerate tali già con 600 cm³ e avevano motori competitivi nelle prestazioni con le 750/800 dei giorni nostri), ma anche di Ducati ST2, ST3 e ST4 (dove la sigla "ST" stava infatti per "Sport Tourer"), ma c'erano anche ottime sport tourer di grande cilindrata (Honda CBR 1000F, Kawasaki ZZR 1100, Yamaha FJ 1200.
C'erano persino delle piccole sport tourer, si pensi alla Honda CBR 250R del 2011, derivata dalla VFR 1200.

Immagine
Honda CBR 250R: sopra, le forme della quarto di litro erano ispirate alla VFR 1200 del 2010, sotto, vera sport tourer.
E se qualcuno volesse considerare questa 250 più una sportiva che una sport tourer, sappia che esisteva persino la più cattiva CBR 250 RR!

Immagine

Oggi che cosa è rimasto delle autentiche pionieristiche sport tourer? Poco o niente. Ci sono ancora modelli che cercano di ricordare quelle moto? Sì, ma quell’indole sportiva spesso è andata perdendosi nei meandri della comodità.
Moto come BMW R 1200 RS nonostante gli sforzi di sportivo hanno poco o niente: a parte qualche particolare nella linea, ci sono il motore boxer ma soprattutto la trasmissione con il cardano che hanno poco a che vedere con la sportività.
La Ducati Super Sport 950 è invece una contraddizione totale, nel nome prima di tutto e a parte i semimanubri alti, non è una moto con cui poter fare molto in termini di turismo, piccola soprattutto la parte posteriore, in pratica, è una Monster con le carene.
La KTM 1290 Super Duke GT è invece una naked grossa, semi-carenata con tanta rabbia nel motore ma che di turistico ha poco se non un filo di copertura aerodinamica.
Invece la Kawasaki Ninja 1000/1100 SX e la Suzuki GSX S 1000GT - nonostante il peso importante (240 kg circa) - ricordano più da vicino le sport tourer di un tempo, ma anche queste con le dovute distanze perché in realtà sembrano più GT da viaggi in autostrada a 170 km/h e meno moto con cui poter uscire tra le curve.

Ci sono oggi sport tourer di cilindrata media? Forse possiamo considerare tali la sola Kawasaki Ninja 650, visto che ha un motore molto trattabile, una carenatura sportiva (ma poco turistica poiché non copre tutto il motore e quindi è fonte di calore), una ciclistica sincera, agile e leggera nonostante il telaio non sia di alluminio, dei semi-manubri non esasperati, un'altezza della sella adatta ai piloti più bassi, degli ausili elettronici alla guida che facilitano la gestione del mezzo (controllo della trazione, frizione anti-saltellamento e ABS). Ma guardandola nell'immagine qui sotto saltano subito all'occhio delle incongruenze per essere davvero turistica: cupolino sportivo troppo basso, mancanza di tamponi paratelaio e posto del passeggero troppo sacrificato.

Immagine

Kawasaki stessa ha rimediato per ampliare la versatilità di questa moto (senza volersi rivolgersi alla ben più turistica Versys 650) con la versione Ninja 650 Tourer, vedere immagine sotto: dotata di borse morbide, ampio parabrezza trasparente (più alto di 9 cm e più largo di 4 cm rispetto al parabrezza originale, inoltre dotato di uno spoiler per dirigere il flusso del vento verso l'alto), tamponi paratelaio, protezione del serbatoio in resina gel in nero e cromo, pellicola trasparente antigraffio per proteggere lo schermo da graffi, portachiavi Kawasaki Tag... sì, va bene... ma non è stato fatto niente per il passeggero!

Immagine

Sotto: una Kawasaki Ninja 650 che diventa quasi una gran turistica con poca spesa (borse GiVi, cupolino alto, tamponi paratelaio, catadiottri supplementari, presa 12V, oliatore automatico catena di trasmissione, pellicola protettiva strumentazione): questa sì che è una sport tourer versatile!
Passeggero escluso...

Immagine

Immagine Immagine
Sopra: le vecchie Kawasaki ER-6 F, rispettivamente nei bei colori del del 2006 e del 2007, ospitano molto bene il passeggero... e hanno un sottosella capiente!

Stessa situazione per altre medie come la Honda CBR 500... in un modo o nell'altro, sembrano sport tourer ma non lo sono.

Ci sono oggi sport tourer di cilindrata piccola? La risposta è desolante, no, non ce ne sono ad oggi. Da 250 a 450 cm³ non c'è nulla di veramente eclettico che oscilli tra il turistico e lo sportivo con il giusto equilibrio.
Così come non ci sono più moto con uno spazio sotto la sella decente o con specchietti retrovisori belli ampi.
Insomma il segmento ha perso la sua identità, altre moto sono comparse portando via quella fetta di clienti che una volta potevamo scegliere la moto che permetteva loro di trascorrere la domenica con la moglie per una gita al mare con ombrellone al seguito e bauletto oppure - rimuovendo tutte le appendici turistiche e non - un bel giro veloce in pista.

Avatar utente
cts

Admin
Messaggi: 8200
Iscritto il: 30 mar 2009 09:19
Modello: ex Peugeot Satelis
Cilindrata: 400
Km percorsi: 52.400

Re: Quanti tipi di moto esistono?

Messaggioda cts » 12 gen 2025 00:16

.


Torna a “Altri costruttori e modelli”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti