Passato, presente e futuro dei marchi motociclistici

Sezione dedicata ai possessori di motocicli non fabbricati da Peugeot.
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Lambretta festeggia 70 anni con la "Vendetta"

Messaggioda cts » 08 giu 2017 08:55

Quando l'Italia sa farsi male con dei marchi che hanno fatto la sua storia. Quella della Lambretta è una storia travagliata, piena di dolorose decisioni aziendali commerciali che hanno sporcato il glorioso marchio con modelli cinesi e orrendi.
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Malaguti ritorna.. sì o no?

Messaggioda cts » 02 set 2017 17:52

cts ha scritto:Immagine
Ed invece è tramontato per sempre...




cts ha scritto:Brutte notizie per Malaguti, stanno smantellando la fabbrica bolognese.


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Adesso è proprio finita per la Malaguti: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12 ... na/180580/

Dopo questo mio annuncio del 2011, è arrivata una novità.
“A quattordici anni volevo una motocicletta Malaguti: non mi venne concessa, così la cercai su internet e con stupore scoprì che la storica impresa di San Lazzaro di Savena aveva chiuso i battenti”. In quel momento è scattata la scintilla nel cuore di Luca Santo, 23enne di Campi Salentina che, cresciuto con il mito ‘Malaguti’, ha deciso di ridare nuova linfa vitale allo storico marchio di moto, nato nel 1930, ma che nel 2011 ha dovuto chiudere fabbriche e uffici.

Così dallo scorso 17 agosto dopo cinque anni di mancato utilizzo del marchio, Luca Santo – insieme ad altri due compagni di avventura – ha deciso di rilevare la dicitura “Malaguti”, con in testa un chiaro progetto di rilancio: “sappiamo che Malaguti rappresenta un mito nell’immaginario collettivo di molte generazioni – commenta – una vera e propria favola in chi, come me, animato dalla passione, è cresciuto con il made in Italy delle due ruote”.
Questo ragazzo pugliese quindi, come riferito al Corriere della Sera, dopo aver "stretto molte mani, anche importanti per cercare lavoro" il lavoro ha deciso di fabbricarselo da sé.

Passo dopo passo, il 23enne sta costruendo un percorso ambizioso, ma “fattibile. Siamo già partiti con lo studio di un prototipo di uno scooter asiatico che vorremmo importare in Italia con qualche ritocco nel design e, naturalmente, con il marchio Malaguti”.

Entro la fine dell’anno, secondo i progetti del salentino, verrà presentato “ Phantom F10” con motore Minarelli di cilindrata 50, raffreddato ad aria e ad acqua. E poi? “E poi tenteremo di entrare, anzi di ri-entrare, nel mercato nazionale, ma abbiamo già avviato contatti con alcuni colossi asiatici, sondando il terreno anche nelle parti di Cina, India ed estremo oriente”.

Determinato, appassionato e deciso nel suo intento, Luca Santo non sta più nelle pelle e non vede l’ora di presentare la “sua” prima creatura. L’ideale sarebbe presentarsi al mondo durante l’Eicma di Milano in programma nel 2018, quando – secondo gli auspici del salentino – si potrebbe puntare alla cilindrata 125. Il sogno, poi, è quello di riattivare la Divisione Corse. “Un passo alla volta”, ama dire Luca da Campi Salentina. Un passo alla volta, verso un grande futuro.


Ma ecco ieri arrivare un'inattesa smentita...
Il presidente di Malaguti srl, Antonino Malaguti, risponde alla notizia sulla “resurrezione” del marchio motociclistico bolognese da parte del 23enne pugliese Luca Santo. “Ci vediamo costretti ad opporre la nostra piena titolarità del marchio e del suo utilizzo (non siamo affatto defunti e, quindi, non abbiamo nessun motivo che qualcun altro ci faccia risorgere), quale espressione dell’attività della famiglia Malaguti”.

“La pubblicazione della notizia della creazione di una nuova realtà ’Malaguti’ in luogo di quella storica, autentica e vitale, qual è la Malaguti s.r.l., ha provocato grande disorientamento sulla nostra rete di oltre 1.100 punti di vendita e assistenza in Italia e nei paesi esteri, dove essi sono insediati: prova ne sono la loro continua corrispondenza e le contemporanee numerose chiamate telefoniche, tutte intese a protestare per la ’rinascita’ dell’azienda di genesi asiatica. Occorre, pertanto, un’immediata rettifica che dia atto della realtà della Malaguti s.r.l, società storica della famiglia Malaguti, titolare del marchio protetto “Malaguti” nelle varie forme, loghi, modelli e quant’altro”.


Italia, il paese dove chi capisce qualcosa è bravo... :?

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Bloomberg: l'industria della moto sta morendo

Messaggioda cts » 07 set 2017 10:14

Questo articolo di motoblog.it lo condivido con voi perché anche io la penso come la famosa agenzia americana che ha acceso il dibattito sul futuro del motociclismo, e le previsioni non sono per nulla "rose e fiori" anche in Europa...

Bloomberg: l'industria della moto sta morendo

Un altro settore che sta morendo in Italia è quello - ad esempio - dei fumetti, dove solo i cinquantenni o su di lì riescono a tenere in piedi un media ormai trascurato dalle nuove generazioni sempre più prese da internet e smartphone.
Per entrambi i settori occorrerebbe un grande coraggio a partire dal nostro Stato italiano, tramite incentivi per chi inizia la propria carriera di ciclomotorista in un caso e di lettore di fumetti in un altro (in questo secondo caso penso alla card dello studente di € 500 che avrebbe potuto proporre i giornalini a prezzi ancora più convenienti).

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Re: Passato, presente e futuro dei marchi motociclistici

Messaggioda Diavoletto » 08 set 2017 00:17

Sono d'accordo con quanto scritto in merito alla decrescita nella vendite dell moto. E' proprio vero che la altrui indisciplina e la pressocchè totale mancanza di vigilanza sulle strade, hanno reso la moto drasticamente più pericolosa delle auto. Fino a qualche anno fa con lo scooter 125 o con il Geopolis giravo per tutta la provincia. Ora mi limito al percorso cittadino. Nel Salento vi è ogni giorno un incidente mortale che vede coinvolto un motociclista. A Bari due giorni fa, A QUARANTA METRI DALLA STAZIONE CENTRALE FS, un ciclomotorista ha investito un 85 enne (ora in coma) e lo stesso ciclomotorista è in gravi condizioni in ospedale. Vigilanza per il rispetto del Codice? Optional! E' inconcepibile perdere la vita tra i palazzi di una città ove si dovrebbe marciare a 30 km/h. In compenso amministratori comunali ce la stanno mettendo tutta per incrementare l'uso della bicicletta. E con essa via centinaia di posti auto, il permesso ai ciclisti di transitare sui marciapiedi, di essere privi dei fanali di segnalazione e passare con il rosso. Nella mia città non vedo un solo ciclista fermo al semaforo. Il tutto per sponsorizzare un mezzo particolarmente scomodo per la colonna vertebrale, capace di trasportare una sola persona, soggetto comunque a furti e soprattutto idoneo a percorsi brevissimi. Scusatemi ma a oltre 65 anni non me la sento di fare una pedalata in mezzo al traffico per sette chilometri, fare sei - sette ore di lavoro e rifare altri sette chilometri in bici per tornare a casa. Per il percorso cittadino lo scooter è insostituibile.

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Re: Passato, presente e futuro dei marchi motociclistici

Messaggioda cts » 08 set 2017 13:43

Attendevo il tuo commento, caro Diavoletto, e come al solito sono totalmente d'accordo con te, soprattutto per la anacronistica bicicletta: mezzo di trasporto economico, salutare, pratico, ecologico, indistruttibile, maneggevole ma anche faticoso e facilmente rubabile.

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Re: Passato, presente e futuro dei marchi motociclistici

Messaggioda Diavoletto » 10 set 2017 22:57

Mia sia consentita una divagazione.
"Moto drasticamente pericolose".
Il 7 settembre scrivevo che nel Salento vi è un incidente mortale ogni giorno, incidente che vede coinvolte moto.
Due giorni fa un ragazzo di 13 anni, quale trasportato, è perito a seguito di uno scontro tra una moto Honda ed una Alfa Romeo. Incidente avvenuto in Massafra, Provincia di Taranto, quindi Salento. Ieri a Parabita (Lecce) deceduti due coniugi (oltretutto adulti) che viaggiavano a bordo di un maxi scooter. I conti tornano........
A mio avviso la responsabilità ricade anche sulla mancata vigilanza sulle strade, cominciando dalle strade comunali e finendo alle autostrade.
Volete un esempio di una "perla" di Amministrazione?
In provincia di Bari vi è un grande centro commerciale, ipermercato, 115 negozi e servizi vari. Il centro commerciale è collegato alla cittadina di appartenza tramite due cavalcavia che sovrastano la SS 100. Ebbene la competente Amministrazione comunale non è stata capace NEGLI ANNI di costruire UN MARCIAPIEDE che consenta ai pedoni di recarsi dal Paese fino al centro commerciale. Parliamo della costruzione di "un marciapiede" (che si sarebbe potuto realizzare a cura del centro commerciale come "onere di urbanizzazione), non di una autostrada. Risultato: due morti in cinque anni.
Grazie per la attenzione.
D.

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Bimota, quale verità?

Messaggioda cts » 18 set 2017 08:19

Bimota, quale verità?
Dalle voci sulla fine della casa italiana alle parole di Bimota Classic Parts: vi raccontiamo tutto quello che sta accadendo: link.

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Il marchio Moto Morini passa ai cinesi di Zhongneng

Messaggioda cts » 03 ott 2018 17:21

Il marchio Moto Morini passa ai cinesi di Zhongneng
L'attuale proprietà ha deciso di cedere il brand al colosso asiatico, ma l'attività rimarrà interamente sul territorio italiano

E' certamente un altro pezzo di industria motociclistica italiana che passa in mani straniere, ma può potenzialmente essere anche una grande occasione per un brand che negli ultimi anni ha attraversato molte difficoltà a peripezie: il marchio Moto Morini passa in mani cinesi, e precisamente quelle del Zhongneng Vehicle Group con sede a Taizhou, nello Zhejiang.

A dare l'annuncio è stata la stessa Autjann, la holding della famiglia Jannuzzelli che dal 2015 era proprietaria di Morini: con un comunicato stampa ne è stata annunciata la vendita al colosso cinese, che ha pagato una cifra vicina ai 10 milioni di euro (la valutazione iniziale era di 12).

"Il dottor Ruggero Massimo Jannuzzelli rappresentante dell’azionista e presidente di Moto Morini uscente dichiara di aver raccolto con l’offerta di Zhongneng Vehicle Group un’ottima opportunità per il futuro dell’azienda e dello storico marchio italiano. Dopo che nel 2015 la mia famiglia tramite Autjann è diventata proprietaria del 100% del capitale della società al debutto logistico nella provincia di Pavia, è iniziato dapprima un percorso di sviluppo della moto per l’adeguamento alla normativa euro 4 seguito subito dalla creazione di nuovi modelli adeguati all'attuale mercato. Da qui sono nate la Corsaro ZZ, la Corsaro ZT, la Milano e la nuova Scrambler. Oltre a questa attività per tre anni abbiamo lavorato alla creazione di valore del brand e dei prodotti per portarli nella fascia alta del mercato per qualità, modalità di costruzione e prestigio. Ora raccogliamo i frutti di questo lavoro lasciando il testimone ad un gruppo industriale privato cinese che è già presente con i suoi prodotti in Europa e nel mondo"

Nonostante il "passaggio di mano", tuttavia l'intera attività dovrebbe rimanere sul suolo italiano: non ci dovrebbe essere alcun rischio, dunque, in termini occupazionali e in quanto a qualità del prodotto finale.

"Mr. Chen presidente di Zhongneng ha grandi progetti per incrementare l’attività dell’azienda che rimarrà sul territorio italiano - si legge nel comunicato stampa - progetti che riguardano sia gli attuali prodotti che nuovi modelli anche di cilindrate differenti. Siamo certi di affidare Moto Morini, i suoi dipendenti, i suoi fornitori ed i suoi affezionati clienti ad una realtà industriale importante che farà crescere bene l’azienda"

Sotto. Moto Morini 3 1/2 Sport, Dart e Corsaro ZT.

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Il marchio Moto Morini passa ai cinesi di Zhongneng

Messaggioda Chris » 12 ott 2018 23:13

Moto Morini è stata una leggenda per noi italiani forse al pari della Guzzi. Purtroppo il suo mercato non è mai stato "il mondo" e per questo la casa motociclistica ne ha risentito soprattutto nei momenti di crisi.
Vendere ai cinesi non mi da certo gioia, però va pure detto che prima di smantellare tutto è pur sempre una nuova opportunità.

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Moto Morini, i retroscena

Messaggioda cts » 30 ott 2018 21:34

Ecco i retroscena di questa acquisizione.

Moto Morini, un’occasione persa per l’industria italiana?

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Si fa presto a dire: «Un altro marchio italiano è diventato cinese», con l’acquisto della Moto Morini da parte di Zhongneng, un colosso internazionale nella produzione di scooter con sede a Taizhou, circa 400 chilometri a sud di Shanghai. E si fa presto a dire: «Gli
italiani non ce l’hanno fatta a risollevare il marchio e hanno passato la mano»
. Così succede spesso, ma questa operazione che ha messo a rumore l’industria delle due ruote a pochi giorni dall’EICMA, il più importante salone del settore, ha risvolti e retroscena che possono fare riflettere.

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Tutto ha inizio nella scintillante cornice di EICMA 2017, il salone della ripresa, con le grandi case che allestiscono stand che sembrano portaerei. La storica Moto Morini ha solo 70 mq di esposizione dove però mette in bella mostra la Milano, una delle novità più ammirate di quel Salone.

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Passano in tanti, soprattutto cinesi, a vederla, a toccarla e qualcuno dello staff invita quel cinese a non toccare continuamente il prototipo della Casa di Trivolzio in provincia di Pavia. "Quel cinese" è Mr. Chen Huaneng padre-padrone di Zhongneng, azienda da lui fondata nel 1998, che dal nulla è arrivata a produrre 300 mila due ruote l’anno: mille moto al giorno. E al quarto passaggio dallo stand rosso e nero di Morini, Mr. Chen si presenta a Ruggeromassimo Jannuzzelli, (foto in basso), presidente di Moto Morini.

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Il giorno dopo Mr. Chen è a Trivolzio per visitare la nuova sede dell’azienda che da Casalecchio di Reno (Bologna) dove venne fondata nel 1937 da Alfonso Morini,

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si è trasferita quattro anni fa in due grandi capannoni all’uscita di Bereguardo della Milano-Genova. L’interessamento c’è, parte la trattativa con l’intervento come advisor finanziario della sede milanese della multinazionale Translink e come advisor legale dell’avvocato Giorgio Murnik.
«La trattativa è stata lunga – spiega Murnik – soprattutto perché abbiamo dovuto superare grandi differenze culturali. Mr Chen ha utilizzato advisor e legali cinesi poco addentro al diritto societario italiano, abituati a istituti giuridici diversi e con il tentativo da parte di Zhongneng di applicare in Italia la loro legislazione. Solo verso Natale è stato definito l’oggetto del contratto: non il marchio, né l’azienda, ma la società in blocco. E già questo è stato un concetto che ha impegnato giorni di discussioni».

La fase due non è stata più semplice. Le condizioni economiche sono state discusse all’infinito: «Ogni capitolo del contratto – ricorda Murnik - è stato rivisto decine di volte. Valore dei disegni, degli stampi, della proprietà intellettuale è stata messa ai raggi X e ogni volta sembrava di dover ripartire a zero con i clienti che puntavano ad abbassare il valore di ogni singola voce».
Infine uno staff di tecnici cinesi ha avviato l’attività di stima del magazzino. Ogni vite è stata valutata e di ogni componente i cinesi chiedevano una riduzione di prezzo sulla valutazione iniziale dell’advisor finanziario. C’è di più: tra una fase e l’altra passava almeno un mese di assoluto silenzio da parte degli acquirenti.
E all’inizio dell’estate, durante uno di questi "buchi neri", Autjann (la holding di partecipazione dello Jannuzzelli Family Trust proprietaria di Moto Morini) avrebbe proposto l’azienda a Volkswagen, che tramite Audi è proprietaria di Ducati. I tedeschi, a quanto si apprende, hanno gentilmente rifiutato perché non in grado di chiudere rapidamente l’operazione non avendo ancora chiarito il futuro del marchio bolognese.

Una possibilità di acquisizione di Moto Morini sarebbe stata proposta anche a Piaggio proprio per mantenere l’azienda in mani italiane ottenendo però un rapido rifiuto. Certo Piaggio non aveva interesse industriale ad acquisire Morini avendo già nel gruppo l’Aprilia, Moto Guzzi (oltre a Derby e Gilera) e nel cassetto il glorioso marchio Laverda che fanno e facevano moto paragonabili alle Morini.

Ma se l’acquisizione italiana non aveva logica industriale, probabilmente aveva una logica di marketing. Ora il mondo delle due ruote si trova ad avere in Italia un competitor scomodissimo, poco dinamico nei contratti, quanto attivissimo da punto di vista produttivo. E non solo.

Piaggio, infatti, dopo EICMA 2013 (durante la quale la Guardia di Finanza aveva proceduto al sequestro di scooter di produzione cinese) aveva fatto causa a sette aziende a tutela del proprio marchio e dei propri prodotti. In un comunicato del 7 aprile 2017 l’azienda di Pontedera rendeva noto anche che «una delle società coinvolte nel sequestro, la cinese Taizhou Zhongneng, ha citato a sua volta Piaggio davanti al Tribunale di Torino richiedendo l’annullamento del marchio costituito dalla forma tridimensionale dello scooter, nonché una pronuncia che escludesse la configurabilità della contraffazione del marchio stesso rispetto allo scooter “Ves” sequestrato all’EICMA, ma la sentenza di ieri ha rigettato le richieste e messo fine alla causa».

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Persa la causa, gli agguerriti cinesi di Zhongneng sono tornati alla carica con Morini. Il futuro dirà se si è trattato di un’occasione buttata per gli italiani. Per alcuni era troppo piccola, per altri troppo cara. Solo i cinesi volevano la storica fabbrica che vanta dalla sua l’utilizzo di un bicilindrico da 1200 cc con molte particolarità originali rispetto alla produzione giapponese (Ducati a parte con il suo Desmo). E infatti la trattativa si è chiusa ai primi giorni di agosto quando un altro marchio cinese molto noto che aveva trattato senza esito l’acquisizione di Morini (forse Shineray Group che a gennaio aveva presentato in Cina una fotocopia del bicilindrico italiano) si è riaffacciato a Trivolzio. Gli italiani hanno passato la mano, ma a quanto si sa non è stata un’operazione in perdita. Acquisita dall’asta fallimentare alla fine del 2011 per 1,95 milioni di euro da Sandro Capotosti, ex presidente di Banca Profilo, e Ruggeromassimo Jannuzzelli, ex vicepresidente e ad del gruppo Camuzzi (che nell’operazione avrebbe investito tramite Autjann circa un terzo del capitale) l’azienda è stata rilanciata gradualmente e inserita nella fascia alta del mercato.

Quattro anni dopo l’acquisto, contestualmente al trasferimento della fabbrica in provincia di Pavia, Capotosti esce dalla società, non avendo più le motivazioni per portare avanti il progetto secondo i piani di Jannuzzelli. Morini quindi passa interamente ad Autjann. Il resto è storia di ieri. Autjann cede Moto Morini con un beneficio economico leggermente inferiore ai 10 milioni di euro con un ritorno nell’investimento intorno al 25%.


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