L'interpretazione autentica del provvedimento contro il fuoristrada ribadisce la competenza delle Regioni a disciplinare la viabilità forestale. Non a vietarla tout-court come sembrava dal decreto del 28 ottobre. Basta allarmismi quindi, il fuoristrada in Italia è permesso. Forse...
Fuoristrada in Italia, fine dei giochi? Non crediamo proprio. IlDecreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ha scatenato un putiferio sui social, complice qualche articolo che ha gettato benzina sul fuoco minacciando la fine definitiva del fuoristrada nel nostro Paese.
Non è così: il decreto demanda di fatto alle Regioni, come d'altro canto avveniva già da diversi anni.
Siamo entrati in possesso delle precisazioni del MiPAAF (Ministero Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) sul Decreto viabilità forestale pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del 1° dicembre.
Precisazioni che, provenendo dal Ministero, hanno valore di interpretazione autentica (effettuata cioè dal medesimo organo che ha posto in essere l'atto normativo). Eccole di seguito nella loro integralità.
"È opportuno rammentare che la competenza primaria in materia è delle Regioni, ed ogni regione e provincia autonoma ha già una sua legge regionale che disciplina gli aspetti strettamente tecnici e la fruibilità di tali viabilità. Il decreto si muove nell’ambito delle previsioni dell’articolo 9 del Testo unico delle foreste e filiere forestali del 2018 (D.lgs. n. 34/2018), in vigore già da anni, senza alcun contraccolpo sul tema della fruizione della viabilità forestale.
Nulla si innova in merito al transito autorizzato sulla predetta viabilità, fermo restando che, come espressamente previsto all’articolo 2, comma 3 del decreto, le strade e le piste forestali non sottostanno ai criteri di sicurezza previsti per la viabilità ordinaria, poiché si tratta di viabilità esclusa dal Codice della strada. Inoltre, come esplicitato dal medesimo comma, è compito delle Regioni disciplinare le modalità di utilizzo, gestione e fruizione della viabilità forestale tenendo conto delle necessità correlate all’attività di gestione silvo-pastorale ed alla tutela ambientale e paesaggistica.
Si fa inoltre presente che in capo alla Regioni è incardinata anche la competenza in materia di prevenzione del dissesto idrogeologico e del rispetto di quanto previsto dal vincolo idrogeologico; pertanto, spetta alle Regioni la competenza a valutare gli effetti della fruizione pedonale, cicloturistica o con mezzi motorizzati diversi da quelli forestali sui tracciati, i cui effetti su fondi non asfaltati hanno impatti ben diversi tra loro; essi dovranno essere valutati con la massima attenzione alle singole realtà territoriali.
Da ultimo, si ribadisce che tutte le Regioni all’unanimità hanno approvato il decreto e le linee guida, ben consapevoli delle proprie competenze e delle conseguenze gestionali”.
Questa è l'interpretazione autentica del provvedimento, che ribadisce la competenza delle Regioni a disciplinare la viabilità forestale.
Non a vietarla tout-court come sembrava dal decreto del 28 ottobre, che in effetti ha peccato di chiarezza e di trasparenza su un tema così sensibile. Che vede un intreccio di interessi tutti meritevoli di tutela (l'ambiente in primis, ma anche l'attività sportiva e quella economica indotta).
Basta allarmismi quindi, il fuoristrada in Italia non è affatto finito.
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Fin qui l'articolo di moto.it.
Ma facciamo nostre le perplessità espresse nei commenti al suddetto articolo.
Il problema di fondo sta nel fatto che non verrà più riconosciuto il Codice della Strada su tutto ciò che sarà a fondo naturale; ricordo che ad oggi in molte regioni, la famosa sentenza del TAR che riconosceva la valenza del Codice della Strada su queste strade o sentieri, permetteva la circolazione dei veicoli a motore su tutto ciò che non era parco o sentieri facente parte di vincoli o rete escursionistica.
Di fatto, questo - per cosi dire - "cavillo" sommato alle complicazioni assicurative (una compagnia redige il contratto a suo insindacabile giudizio), dimostrano una volta per tutte l'incapacità di chi è ai vertici del settore motociclistico italiano.
Come per tante altre cose, le regioni andranno in ordine sparso e ad ogni cambio di colore, potrà presentarsi un cambio di visione.
Non mi sentirei poi così tanto tranquillo.
Di fatto il decreto è operativo. Che la decisione sulla percorribilità o meno delle strade a fondo naturale venga poi demandata alle Regioni semmai aumenta la preoccupazione.
Perché fino ad oggi Regioni e Comuni verso chi va in fuoristrada su due ruote si sono dimostrati sempre estremamente chiusi e repressivi …salvo rarissime eccezioni.
Per cui adess,o corroborati da un decreto ufficiale che li appoggia, il rischio reale è che si sentano ancor più legittimati ad usare il “pugno di ferro” verso la categoria, applicando di fatto il divieto di circolazione su tali strade e di conseguenza decretando definitivamente l’estinzione del fuoristrada in moto (e bici), almeno quello “turistico/ludico”.
Spero tanto di sbagliarmi e che invece si possano pianificare in modo corale strategie di regolamentazione che consentano a tutti di fare quello che piace nel rispetto di natura, leggi e prossimo.
Ma la vedo grigia perché la questione è molto vecchia e spinosa e ha vissuto in un ambito "grigio" per tantissimi anni... oggi questo decreto ha riportato a galla il problema e ...come spesso accade, certe difficili problematiche purtroppo non portano al dialogo ma bensì ai divieti che sono la soluzione "più semplice".